Come un tornado il Coronavirus ha stravolto le nostre vite. Siamo stati costretti da un giorno all’altro a reinventare il nostro modo di lavorare, non senza difficoltà. Chiudere forzatamente le porte dei nostri uffici ci ha spiazzato, ma come abbiamo scritto in un precedente articolo (che puoi leggere qui “Marketing e pubblicità ai tempi del Coronavirus”) è necessario rimboccarsi le maniche e reagire.
La tecnologia è il nostro pane quotidiano, ma siamo convinti che sono sempre le persone a fare la differenza. Il rapporto umano, il rispetto e l’empatia sono i valori che ci hanno sempre caratterizzato. Amiamo il dialogo ed il confronto con diverse realtà, clienti, partner e colleghi, ma in questo periodo tutto ciò è diventato forzatamente virtuale. Con alcuni non è stata una novità (comunichiamo sempre così con nostri colleghi e partner negli Stati Uniti), con altri invece abbiamo dovuto trovare il modo giusto per interagire e non perdere del tutto l’immediatezza.
Come noi, ogni impresa di piccola, media o grande dimensione, sta vivendo un importante cambiamento. Ognuna ha il suo modo e la sua strategia per ripartire.
Abbiamo fatto quattro chiacchiere con alcuni imprenditori, che ci hanno raccontato come stanno vivendo l’attuale quotidianità e che impatto ha avuto il Coronavirus sul proprio settore di riferimento.
Azienda attiva da oltre 30 anni nel settore dell’arredamento e progettazione architettonica per uffici ed abitazioni.
“La nostra azienda non vende un prodotto ma un’idea e per questo l’impatto del Coronavirus dal punto di vista lavorativo, è stato disastroso.”
Fabio racconta di aver cercato fin da subito di allinearsi con le nuove esigenze, pur con notevoli difficoltà data la tipologia di lavoro che svolge la sua azienda. “Il rischio maggiore è la contrazione del mercato, perché molte aziende svilupperanno lo smart working, quindi ci sarà meno richiesta di spazi office”.
In questa fase più acuta, il lavoro da casa è obbligatorio e per i prossimi mesi sarà sicuramente raccomandato, questo vuol dire che numerosi uffici resteranno semi deserti e probabilmente la scelta di rinnovare l’ambiente lavorativo, non sarà una priorità immediata per le aziende.
In ogni caso l’esigenza e la voglia di ripartire è evidente, “il digitale può essere un valido aiuto per riuscire ad accedere a nuovi mercati e ricercare nuove possibilità di sviluppo”. Un lato positivo? “Probabilmente molti clienti hanno compreso l’importanza di acquistare prodotti Made in Italy”.
Azienda legata al settore del riscaldamento, climatizzazione ed efficienza energetica.
“L’impatto del coronavirus è stato molto forte. Vedere fermarsi tutto da un giorno all’altro, mi ha lasciato nella piena confusione. Anche noi in azienda abbiamo dovuto bloccare tutte le attività principali, perché il contatto con le persone, seppur minimo, è costante nel nostro lavoro. Siamo rimasti a disposizione solo per le emergenze.”
Il rischio per le piccole e medie imprese è quello di non riuscire a rialzare la testa e ripartire, con le numerose difficoltà che un imprenditore si trova a dover affrontare.
Un lato positivo? “Questa situazione è riuscita a mettere in luce le problematiche dell’azienda. Sono stati giorni in cui per forza di cose, ci siamo trovati a riflettere su molti aspetti ed abbiamo preso atto dei limiti ma anche delle potenzialità. Questo a mio avviso è un buon punto di ripartenza.”
“Sto studiando il mercato, come si stanno muovendo le grandi aziende, sto cercando di aggiornarmi sulle novità del settore, per pianificare le modalità giuste con le quali poterci rimettere in carreggiata.”
Alessandro vede il bicchiere mezzo pieno, perché è convinto che questa situazione potrà creare delle nuove opportunità, che vuole essere pronto a cogliere.
“La sensazione iniziale è stata di profonda incertezza. Sin da subito abbiamo provveduto alla sanificazione degli ambienti lavorativi, introducendo nuove modalità di lavoro e condivisione dei documenti, con evidenti difficoltà organizzative.”
Lo smart working per specifiche attività non è semplice, a volte impossibile, da attivare. Sia l’Ingegnere Centurani che il suo Team, manifestano un malcontento per questa nuova situazione. Le emozioni sono il fulcro del loro lavoro, quindi non vivono positivamente questa distanza sociale che ci è stata imposta.
“Non ritengo che i processi di delocalizzazione siano positivi, in particolare, il nostro non è un lavoro che può veramente essere fatto a distanza. La nostra quotidianità è scambio di emozioni e per questo serve essere insieme.”
In sostanza, la rete, i social network e la virtualità in generale, è vista dal team dello studio come un’importante barriera per un reale scambio costruttivo di opinioni. Allontana le persone e le rende pigre.
Dal punto di vista pratico, il maggiore rischio secondo l’Ingegnere è legato alla mancanza di tutela, ”come tutte le partite iva, la nostra categoria sembra essere completamente dimenticata dal sistema, senza alcuna tutela” ed in generale “mi auguro che le persone imparino a rispettare il prossimo ed il pianeta – che sta tornando adesso a respirare – che capiscano che siamo noi il virus da debellare con il nostro stile di vita deleterio”.
Dalle nostre chiacchierate emergono punti di vista diversi, chi ritiene che la comunicazione online ed il marketing siano un valido punto da cui ripartire, ed attraverso il quale poter implementare nuove strategie di sviluppo e chi invece vede nel web una dimensione che accentua oltremodo il processo di distanziamento tra le persone. Molto dipende dal tipo di attività e dalle modalità di lavoro.
Ci sono aziende che vendono un bene materiale, quelle che vendono servizi ed altre ancora che vendono emozioni ed idee. Per quest’ultime una forma di lavoro a distanza è decisamente più ostica, sia dal punto di vista organizzativo ma anche psicologico, perché significherebbe snaturare il lavoro così come è stato svolto fino ad ora.
Le realtà con le quali siamo entrati in contatto sono concordi sul fatto che tutto quello che stiamo vivendo cambierà il nostro modo di vivere e di lavorare. Tutti si augurano che le persone riescano a trarre insegnamenti positivi, accentuando l’orgoglio nazionale ed il rispetto reciproco.
Che dire, facciamoci un reciproco in bocca al lupo, cercando sempre di trovare il lato positivo.